Angelo D'Agosta, attore, regista e autore teatrale si racconta e ci svela gli step necessari e gli strumenti fondamentali per poter trasformare il teatro da semplice passione a vero e proprio mestiere
A chi non è mai capitato di innamorarsi del protagonista di un film, di una serie tv o di uno spettacolo teatrale? Si tratta di quegli amori platonici che ti fanno battere il cuore per qualcuno che, teoricamente, non esiste.
In realtà, tra la persona e il personaggio spesso c’è un collegamento molto più profondo, che parte da qualcosa di trascendentale: la vocazione. “Così come un prete, per vocazione religiosa, presiede una cerimonia donandosi del tutto, lo stesso fa un attore concedendo tutto se stesso al teatro”.
Queste sono le parole di Angelo D’Agosta, attore, regista e autore teatrale. Classe 1985, nasce a Catania con un unico, grande desiderio: diventare un attore di teatro.
E attraverso la sua esperienza, è possibile ricavare utili consigli per conoscere meglio questo mondo, amarlo e, di conseguenza, trasformarlo da semplice passione e vero e proprio mestiere.
Gli strumenti per diventare un attore di teatro
Angelo capisce di voler diventare un attore intorno ai 9 anni quando, dopo essersi reso conto che non avrebbe mai potuto trasformarsi in una tartaruga ninja, ammirava i “grandi” sul palco durante gli spettacoli ai quali partecipava insieme ai genitori: “Me ne stavo lì seduto con i piedi per terra, tra il pubblico - racconta - e guardavo gli attori che, ai miei occhi, erano praticamente ‘enormi’. Da lì ho capito che avrei voluto essere come loro, un giorno” spiega, ripercorrendo con la mente i ricordi di bambino.
“Dopo l’ultimo esame all’università - Angelo è laureato in Scienze della Comunicazione - ho scoperto di essere stato ammesso alla Scuola d’Arte Drammatica “U. Spadaro” del Teatro Stabile di Catania, dove sono stato prima allievo e poi insegnante”. L’aspetto pedagogico, per Angelo, è molto importante: il suo mestiere è quasi una missione (forse per via del suo nome?) con la quale intende non solo “scovare” giovani talenti, ma anche insegnare loro a non commettere i suoi stessi errori. “Sono ormai 14 anni che vengo definito una ‘giovane promessa’ - continua, ridendoci su - ma direi che non sono più credibile; a questo punto, preferisco puntare sui ragazzi, capire chi sono, cosa fanno e cosa li spinga a intraprendere questo percorso che, obiettivamente, richiede impegno e studio costanti”.
Attraverso i suoi anni di esperienza, che lo hanno visto coinvolto non solo come attore, ma anche come autore e regista, Angelo ci illustra cosa debba contenere un’ipotetica “cassetta degli attrezzi dell’attore”, utile sia sul palco, che nella vita: “Appartengo a una scuola di pensiero che vede l’attore non solo come un mestiere, ma anche come una vera e propria vocazione” - spiega, riallacciandosi al discorso iniziale. E per lui, la vocazione ha un significato molto importante:
“Significa regime, essere ligi a regole ben precise. Se non rispetti tutto questo, difficilmente puoi trovare la tua strada”
Gli strumenti fondamentali per un attore
Ma cosa dovrebbe contenere questa fantomatica “cassetta degli attrezzi”? “L’attore ha a sua disposizione 3 strumenti fondamentali: il fisico, la voce e la mente” inizia, lasciando intendere che sia proprio il corpo, in tutta la sua interezza, a dover essere ben utilizzato per intraprendere questa carriera.
1. Il fisico
“Partendo dal fisico, - prosegue Angelo - bisogna pensare all’attore come a uno sportivo: non può lasciarsi andare, anzi, deve mantenersi in costante allenamento. Deve essere in grado di dimostrare almeno 10 anni in meno rispetto alla realtà, altrimenti sul palco appare stanco, affaticato e, ovviamente, non credibile”. Il primo consiglio, quindi, sta nel prendersi cura del proprio corpo e del proprio aspetto evitando, ad esempio, di mangiare carboidrati prima di uno spettacolo: “Lo zucchero, dopo essere stato ingerito - spiega - così come porta al picco glicemico (che fa sentire estremamente carichi), allo stesso modo comporta una fase ascendente netta (che porta a un down totale e improvviso). Non va bene per una buona performance. Sul palco si va con la propria energia, quella naturale, l’unica in grado di farti iniziare e finire uno spettacolo per intero”.
2. La voce
Il secondo strumento, come anticipato, è la voce: “Il diaframma funziona esattamente come un muscolo - dice - pertanto va allenato. Esistono programmi di riscaldamento vocale personalizzati che ti permettono di capire come poggiare la voce per non rimanere completamente afono”. Un po’ come i cantanti, praticamente: anni di allenamento, che Angelo compie 2 volte al giorno, tutti i giorni, per 3 anni fino a quando non ha capito il meccanismo giusto per allenarsi con meno frequenza.
3. La mente
Il terzo e ultimo strumento è la mente: “Come si tiene allenata? Leggendo, essendo curiosi. Ancora oggi - racconta - personalmente sono alla costante ricerca di esperienze che non ho ancora vissuto, che non conosco e che mi piacerebbe provare”. E regala un altro suggerimento: “Bisognerebbe ragionare per contrappunti: ad esempio, se sto leggendo un libro e mi imbatto in una parola che mi incuriosisce, potrei anche non completare quanto iniziato ma, cercandone il significato, potrei scoprire qualcosa di nuovo, che sia più o meno inerente. Questo porta alla costruzione di una formazione culturale che comprende la conoscenza di tante cose, tra le quali poi scegliere quella in cui specializzarsi”.
Una volta capito come tenere allenati mente, voce e fisico, la regola per utilizzarli al meglio è una sola: tenerli perfettamente allineati. Che sia attraverso un rito “scaramantico” prima di andare in scena, o tramite una corsetta veloce per scaricare la tensione, la mente deve essere sgombra e in perfetta sintonia con la voce e con il corpo.
Cosa fare per diventare attore: gli step necessari
Così come l’astronauta, il medico, il carpentiere e qualunque altro mestiere che si possa scegliere di intraprendere nella vita, anche quello dell’attore richiede una formazione ben precisa. “Una buona scuola di teatro è sicuramente un buon punto di partenza - raccomanda Angelo - ma deve essere riconosciuta. Escluderei, quindi, i corsi di teatro che, a parte essere molto costosi, non ti lasciano niente in mano. Bisogna scegliere una scuola statale collegata a un teatro stabile a titolo gratuito: è il teatro, infatti, che investe sul talento; che poi sia a perdere o a vincere non importa” conclude, sottolineando come solo una scuola professionale possa dare la possibilità, a ogni aspirante attore, di costruire la famosa “cassetta degli attrezzi” e di lavorare appieno su se stesso.
“Si tratta di un percorso di 3 anni, che richiede un impegno 24 ore su 24 - continua - e comprende l’allenamento e le volte in cui si va in teatro a vedere gli altri recitare. Una volta completato questo percorso, devi essere perlomeno sufficiente: se non lo sei, è brutto dirlo, ma hai praticamente perso i tuoi anni migliori. L’età media in cui si inizia si aggira intorno ai 22 anni - prosegue - cioè quando sei nel pieno della forza fisica e dell’elasticità mentale. Che senso avrebbe chiudersi in un posto se poi, alla fine, non è realmente questo quello che vuoi fare nella vita?”.
Parole sante, si potrebbe dire. In ogni caso, Angelo tranquillizza dicendo che, generalmente, già durante i primi 3 mesi si intuisce se il percorso intrapreso corrisponda o meno alle proprie aspirazioni.
Oltre a una scuola adeguata, ecco un’altra parola magica: gavetta! E in cosa consiste concretamente è sempre Angelo a spiegarlo: “Pur di stare in teatro devi essere pronto a fare qualunque cosa: lavare il pavimento, stare dietro le quinte, osservare gli attori più grandi, fare il suggeritore, persino dare una mano agli attrezzisti. Per fare l’attore bisogna conoscere il suo mondo a 360° ed essere pronti a tutto”. Con quest’ultima affermazione, Angelo si riferisce a una cosa in particolare: “Il lavoro più estenuante? La sagoma durante le prove luci: il regista e il light designer sono seduti in cabina regia e la sagoma deve eseguire tutto lo spettacolo assumendo la posizione di ogni singolo personaggio sul palco, aspettando fermo e immobile che le luci vengano sistemate adeguatamente”. Detta così sembra abbastanza semplice, in realtà è molto più faticoso di quanto si possa immaginare: “Si parla di ore di lavoro - continua - anche di intere notti di prove. Alla fine torni a casa distrutto, ma è sicuramente l’esperienza che ti servirà maggiormente in tutta la tua carriera”.
Questo, tra l’altro, è molto importante per il lavoro successivo perché “una delle cose più difficili, per un attore, è beccare la luce di taglio”, spiega Angelo. “Si trova più o meno ad altezza d’uomo, può essere a destra o a sinistra e ti “prende” solo se ti trovi nella posizione giusta. Non è una cosa da tutti: un attore che sa prendere la luce di taglio è uno di quei giovani aspiranti che, durante la gavetta, ha di certo fatto la sagoma”.
"Fai l'attore se...
… sei disposto a delle rinunce, a trasformarti, a modificare te stesso pur rimanendo reale”.
Questa frase sembra molto curiosa: in che senso modificarsi senza, fondamentalmente, cambiare? “Lo strumento di cui tanto parlato, ovvero il corpo per intero, deve subire delle trasformazioni e questo comporta inevitabilmente rinunce, dolori e critiche (tante). Un esempio? La dizione: la prima cosa che un attore deve fare è cambiare il proprio modo di parlare che, però, corrisponde al suo modo di essere”.
Si tratta di un sillogismo ben chiaro: il nostro modo di parlare corrisponde al nostro modo di essere; se il primo viene modificato, appare evidente come lo sia anche il secondo. Avviene una vera e propria metamorfosi che richiede convinzione, passione, determinazione.
“Devi renderti, in pratica, pronto per il mercato, oltre che per un mondo spiegato e competitivo. Lavorando su se stessi - conclude - si ha un unico obiettivo: farsi trovare pronti. Per cosa? Per la propria occasione”.
Più teatro nelle scuole!
E se si decidesse di fare teatro per pura passione, limitandosi all’ambito amatoriale? “A me personalmente piacerebbe che fosse introdotto come vera e propria materia a partire dalle scuole primarie - afferma Angelo, sempre in nome della sua predisposizione pedagogica - poiché il teatro è non solo un’ottima valvola di sfogo, ma anche una palestra che consente di imparare a comunicare con gli altri”.
Il teatro, come dice Angelo, non è altro che un gioco. Ma attenzione, questa dichiarazione non deve trarre in inganno: “I giochi sono fatti di regole, che vanno conosciute, rispettate e, perché no, oltrepassate; ma devi avere tutte le carte in regola per permetterti di osare”. Inoltre, i bambini sono bravissimi a seguire e rispettare le regole e può essere un aiuto per il loro futuro, quando dovranno esporre una lezione o presentarsi a un colloquio: “Si impara a gestire lo spazio, si ha coscienza del proprio corpo e di quello dei compagni - prosegue Angelo - e proprio per questo è fondamentale che l’insegnante sia un attore, un regista o comunque una persona che abbia realmente provato sulla propria pelle un’esperienza del genere”.
E con la speranza che magari, un giorno, il desiderio di Angelo possa avverarsi, forse tutti dovremmo approcciarci al mondo teatrale: che sia uno sfogo, un momento di libertà, un modo per imparare a parlare davanti ad altre persone o anche solo con noi stessi. E non appena la pandemia finirà, dovremmo tutti tornare in teatro non solo per sostenere il mondo dello spettacolo, ma anche e soprattutto per fare un grande regalo alla nostra anima.
Chi è Angelo D'Agosta
Angelo D’Agosta (Catania, 10 marzo 1985), è attore, regista e autore teatrale.
È considerato tra i talenti emergenti del teatro.
Debutta alla regia a 22 anni con lo spettacolo “Il mio nome è Medea”, patrocinato dall’Università degli Studi di Catania .
Nel 2008 si Laurea in Scienze della Comunicazione presso L’Università degli Studi di Catania con una tesi in Storia del Cristianesimo. Lo stesso anno viene ammesso alla Scuola d’Arte Drammatica “U. Spadaro” del Teatro Stabile di Catania, in cui si diplomerà nel 2011.
È il più giovane artista scritturato dallo Stabile Etneo ad aver sostenuto, nel medesimo spettacolo, i ruoli di regista e protagonista (L’Ombra di Euridice, 2018), nonché il più giovane visiting professor della prestigiosa Scuola d’arte Drammatica del medesimo.
Nel 2008 si Laurea in Scienze della Comunicazione presso L’Università degli Studi di Catania con una tesi in Storia del Cristianesimo. Lo stesso anno viene ammesso alla Scuola d’Arte Drammatica “U. Spadaro” del Teatro Stabile di Catania, in cui si diplomerà nel 2011.
È il più giovane artista scritturato dallo Stabile Etneo ad aver sostenuto, nel medesimo spettacolo, i ruoli di regista e protagonista (L’Ombra di Euridice, 2018), nonché il più giovane visiting professor della prestigiosa Scuola d’arte Drammatica del medesimo.
PH CREDIT
In copertina e foto profilo artista: Giuseppe Mazzola per Odissea di Omero (2020)
Nel corpo dell'articolo: Salvo Nicolosi/SEF-Scuola Elementare di Fotografia